Non è solo un approccio positivo?

La terapia breve centrata sulla soluzione è al 100% un approccio positivo, ma in senso matematico, piuttosto che quello che normalmente s’intende di “guardiamo il lato positivo”. Dire “rende positivo” è fuorviante.

Se si analizza la cosa dal punto di vista meramente matematico, positivo è l’opposto di negativo e si riferisce a ciò che c’è piuttosto che a ciò che non c’è.

Approccio positivo, attenzione ai fraintendimenti

Non è più positivo di un viaggio in taxi: “Non all’aeroporto” è una cattiva istruzione per un tassista che si vede costretto a chiedere “Allora dove?” Questo non è visto come positivo, ma solo pratico.

Sbagliare questo approccio pratico sulla “positività” significa fraintendere il processo centrato sulla soluzione e, nell’ipotesi migliore, imbarcarsi in un progetto insensato.

Nel peggiore dei casi un paziente in difficoltà può sentirsi offeso da quella che sembra essere un invito a “guardare il lato positivo”.

Il potere creativo della conversazione

La Terapia Breve centrata sulla Soluzione si basa direttamente sul potere creativo della conversazione, sulla costruzione di qualcosa che si avvicina a una visione comune. Non si possono creare nuove possibilità accumulando assenze (non sarò depresso, ansioso, alcolizzato, ecc.).

Queste portano a un vuoto sempre più ampio. Le possibilità devono essere create esprimendo i sentimenti e attuando comportamenti che sostituiscano ciò che è indesiderato.

Qualsiasi sia la combinazione di depressione, ansia e alcolismo, sebbene nella loro forma di assenza, sarà difficile vedere un risultato utile.

La fiducia, la calma e l’auto disciplina, di contro, sono una forza da non sottovalutare: “Che differenza farebbe un po’ più di calma per il tuo autocontrollo?” è il tipo di domanda che inizia a mettere insieme ciò che il paziente desidera e che non potrebbe accadere senza una “positività” matematica.

Cosa deve fare il terapeuta

Mentre i pazienti descrivono il loro futuro migliore (puoi approfondire con questo articolo), il terapeuta si muoverà attraverso la descrizione dei sentimenti, dei pensieri e delle azioni, per poi tornare a queste ultime.

La descrizione delle azioni serve per far emergere i sentimenti, sono il segno esteriore della forza interiore e la chiave con cui i sentimenti vengono veicolati. Queste descrizioni servono anche come stimoli per le azioni future.

I sentimenti negativi variano, ci sono periodi in cui sono peggiori e altri in cui sono migliori e lo stesso vale per i sentimenti positivi.

Potremmo sembrare -e spesso ci sentiamo- sicuri di noi, ma questo sentimento vedrà un’alternanza di occasioni in cui percepiamo l’esatto contrario.

Anche in tale circostanza, però, non ci comportiamo in modo molto diverso perché durante i periodi di fiducia abbiamo imparato a comportarci con fiducia e, di solito, siamo in grado di replicare tale comportamento anche nei momenti in cui la fiducia viene meno.

Per spiegare un po’ meglio quest’argomento, prenderemo a esempio il caso di Susanna.

Susanna è stata sull’orlo del suicidio per una settimana, telefonava ogni giorno al team di crisi di salute mentale della comunità e al suo terapeuta.

approccio-positivo

Aveva preparato ancora una volta la vasca, le lame e il gin, ma all’ultimo aveva deciso di restare viva, pur senza averne voglia. E ancora una volta si era preparata una tazza di tè

Ogni giorno, questi, le chiedeva come avrebbe fatto a sapere che la telefonata era servita a qualcosa dopo aver chiuso la conversazione. Dopo cinque o quindici minuti rispondeva semplicemente: “Devo fare la spesa, dopo aver messo giù il telefono farò una lista”.

Quando Susanna si era presentata all’appuntamento col terapeuta, questi le aveva chiesto:

Terapeuta: Susanna, cosa ha fatto sì che decidessi di vivere ieri pomeriggio, quando abbiamo parlato?

Susanna: Non lo so. Davvero non lo so. Voglio solo morire. Non posso andare avanti così.

Terapeuta: Allora cosa ha fatto in modo che scegliessi di vivere quando sentivi così forte il desiderio di farla finita?

Susanna: Ho fatto una passeggiata, ma stavo così male che non potevo stare fuori.

Terapeuta: Ok, quindi sei andata a fare una passeggiata, cos’altro?

Susanna: Sono andata a letto presto, ma questo non mi ha aiutata perché non riuscivo a dormire, così mi sono alzata di nuovo e poi mi sono sentita ancora peggio.

Terapeuta: Allora perché hai scelto di vivere?

Susanna: Non lo so. Penso che forse non ho perso la voglia di vivere.

Terapeuta: Cosa ti ha impedito di toglierti la vita?

Susanna: Non lo so.

Terapeuta: Non lo so: cosa ne pensi?

Susanna: Ho preso una tazza di tè.

Terapeuta: Hai bevuto una tazza di tè?

Susanna: Sì, non avevo intenzione di farlo. Avevo intenzione di farlo come si deve stavolta.

Terapeuta: Allora com’è che hai deciso di farti una tazza di tè invece che toglierti la vita come si deve?

Susanna: Ho preparato tutto. Ho riempito la vasca, ho tirato fuori le lamette, ho preso la bottiglia di gin. Stavo entrando nella vasca e una vocina mi ha detto: “Metti su il bollitore, non devi aspettare che bolla”. Così ho messo su il bollitore e la voce ha detto: “Puoi anche aspettare che bolla, non devi fare il tè”, e poi quando è bollito ha detto: “puoi anche riempire la teiera, non devi neanche aspettare che sia pronto”, ma l’ho fatto e subito dopo ne ho versato una tazza e ho pensato che fosse un peccato sprecarla!

Al successivo appuntamento, Susanna, aveva detto al terapeuta che era molto arrabbiata con lui: “Se non fosse stato per te sarei morta e sono davvero incazzata con te!”

Questa sembrava una notizia positiva per il terapeuta, che le aveva esplicitato questa sensazione e le aveva chiesto perché ritenesse che la colpa fosse sua. Susanna aveva risposto dicendo che si era svegliata un giorno sentendosi peggio che mai e senza voglia di vivere.

Aveva preparato ancora una volta la vasca, le lame e il gin, ma all’ultimo aveva deciso di restare viva, pur senza averne voglia. E ancora una volta si era preparata una tazza di tè -l’archetipo della risposta britannica alla crisi.

In conclusione

I Terapeuti della Terapia Breve centrata sulla Soluzione esplorano, quindi, i sentimenti positivi e ne scopriranno le azioni a essi associate. In questo modo, tali azioni, potranno essere eseguite anche quando i sentimenti positivi saranno scomparsi da un po’ di tempo.

Esattamente come i sentimenti tendono a generare azioni, è vero anche il contrario: le azioni positive possono generare sentimenti positivi.

Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Esperto di Terapie Brevi,
Terapia a Seduta Singola
e Ipnosi

 

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