Mentoring

Il mentoring si configura come una sorta di sfida per il professionista che utilizza l’approccio centrato alla soluzione (approfondisci qui). Poiché i mentori hanno maggiori conoscenze ed esperienza rispetto ai loro discenti, ci si aspetta che utilizzino tali conoscenze invece che fare affidamento su quelle del paziente.

Questa sfida, sebbene più esplicita, esiste anche per i coach e i terapeuti, sia nel caso in cui il terapeuta o il coach dovessero rendersi conto di avere conoscenze ed esperienze rilevanti per il problema del paziente, sia che il paziente stesso chieda specificamente un consiglio.

Il consiglio diretto

Davanti a tali situazioni, il terapeuta, il coach o il mentore, potrebbe decidere di non applicare le sue conoscenze pratiche ma fornire invece un consiglio diretto:

“Penso che sia importante decidere un orario per andare a dormire e mantenerlo”. “Secondo la mia esperienza è meglio aspettare di avere una proposta definitiva prima di consultarsi con il personale”. “Se siete vittime di bullismo dovreste sempre dirlo a un insegnante”.

Un punto che non gioca a favore dei consigli diretti è che molto spesso non vengono seguiti, più il consiglio incide sul nostro senso di indipendenza, o addirittura sul nostro sentimento d’identità, meno probabilità ci sono che possiamo accettarlo.

Prendiamo per esempio una madre. Questa sarà disposta ad accettare un consiglio basato sulla scienza, che dice come sia più sicuro far dormire il bambino sulla schiena piuttosto che sulla pancia, ma sarà meno pronta ad accettare il consiglio che sia meglio lasciar piangere il bambino invece che prenderlo in braccio dopo l’ora di andare a dormire.

Quest’ultimo consiglio entra a gamba tesa nel rapporto che la madre desidera instaurare col bambino e, probabilmente, potrebbe essere accettato solo da quelli a cui conviene.

Dato che il coaching e il mentoring si occupano soprattutto di relazioni, raramente offrono consigli utili su come fare le cose nel modo migliore.  

Potremmo essere tutti d’accordo sul valore del rispetto, ma il modo in cui rispettiamo gli altri è unico per ciascuno di noi.

Una via di mezzo

Per fortuna c’è una via di mezzo. Una richiesta di consulenza può condurre alla descrizione della differenza che potrebbe fare una consulenza di successo.

Terapeuta: Poniamo che tu riceva esattamente il consiglio giusto e che funzioni, che differenza speri che faccia?

Paziente: Una grande differenza – comincerebbe a trattarmi con maggior rispetto.

Terapeuta: Quale sarebbe il primo segno?

Paziente: Un “buongiorno” sarebbe già un inizio. È una buona giornata se brontolo in questo momento.

Terapeuta: E se lei dicesse “buongiorno” come potrebbe rispondere?

Paziente: Probabilmente sverrei!

Terapeuta: E poi?

Paziente: Risponderei “buongiorno”.

Terapeuta: Sarebbe contento di dover dire di nuovo “buongiorno”?

Paziente: Ovvio!

Terapeuta: Come fa a saperlo?

Paziente: Non riuscirei a togliermi il sorriso dalla faccia.

mentoringCon il proseguire della descrizione è probabile che il senso di possibilità del paziente aumenti e che le vengano dette cose che potrebbe fare e che potrebbero favorire i cambiamenti desiderati nel comportamento della figlia. Le darà il suo consiglio e sarà molto più probabile che lo accetti.

Alla fine di questa che si configura come una via di mezzo, meno focalizzata sulla soluzione, il mentore potrebbe usare le sue conoscenze non per dare consigli diretti, ma per aiutarla a rispondere alle sue domande:

“Quale pensi che possa essere la risposta più utile durante la consultazione: lasciare aperte diverse possibilità, senza dare indicazioni, oppure avanzare una proposta precisa, ma ancora passibile di modifiche?”

“E riguardo alla migliore possibilità che devi dare a te stesso di lasciare la scuola con un buon risultato, pensi che possa essere più utile colpire chi ti provoca o andarsene? (Cosa noterebbero gli altri ragazzi come te se te ne andassi lasciando perdere, che lo stai facendo perché sei più forte o perché hai paura?)”

In questi casi, il mentore/coach/terapeuta ha una valida esperienza, ma non nega le conoscenze e il giudizio del paziente. L’esperienza insita nella domanda, ma la risposta resta quella del paziente.

Lo sviluppo all’interno delle scuole

Un entusiasmante sviluppo all’interno delle scuole è l’istituzione di programmi di mentoring tra pari (Hillel e Smith 2001).

Di solito questo tutoraggio viene fatto dagli studenti più anziani che fanno da mentore a quelli più giovani. Spesso anche le scuole hanno difficoltà a offrire consulenza agli studenti che sono stati individuati come aventi bisogno.

Il problema del ricorso al mentoring è che questi temono di essere etichettati come chi ha qualcosa che non va una volta che vengono indirizzati al lavoro individuale.

Tuttavia, spesso si sentono a loro agio nell’avere un tutoraggio da parte di un compagno di studi, perché pensano che, essendo vicino alla loro età, possa capirli meglio.

Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Esperto di Terapie Brevi,
Terapia a Seduta Singola
e Ipnosi

 

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Bibliografia

Hillel, V and Smith, E. (2001) Empowering students to empower others. In Y. Ajmal and I. Rees (eds), Solutions in Schools London: Brief Therapy Press.

 

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