Caratteristiche del futuro preferito ben descritte: la prospettiva del paziente

Abbiamo visto in questo articolo quanto sia importante descrivere al meglio il futuro preferito. Oggi vediamo quali sono quindi le caratteristiche del futuro preferito che devono essere evidenziate per rendere efficace la descrizione.

Le caratteristiche del futuro preferito: i 5 punti fondamentali

futuro preferito

Quali sono le caratteristiche del futuro preferito che devono essere evidenziate per rendere efficace la descrizione

Sono 5 le caratteristiche essenziali che bisogna evidenziare durante la descrizione dal punto di vista del paziente, il futuro preferito deve essere descritto in modo:

#1 Positivo: il futuro preferito deve far emergere quello che è il desiderio del paziente, quindi ciò che questi vuole e che desidera al posto del problema. Devono essere azioni concrete ed osservabili, quindi i sentimenti devono trasformarsi in comportamenti.

#2 Dettagliato: più il futuro viene contestualizzato, più sarà chiara ed efficace la sua descrizione. Occorre quindi descrivere tempo, luogo, contesto e azioni.

#3 Diverse prospettive: il futuro preferito deve essere descritto attraverso gli occhi degli altri, quindi da differenti angolazioni.

#4 Interattivo: bisogna descriverne gli effetti che tale futuro preferito avrebbe sugli altri e viceversa.

#5 Addizionale: il futuro dovrebbe essere descritto in modo positivo, dove il termine però non indica un aspetto ottimistico, per esempio il bicchiere che viene visto mezzo pieno. Il senso del termine positivo è più in “addizione”, in aggiunta. Si deve descrivere qualcosa di presente invece che qualcosa di assente, anche perché sarebbe complicato descrivere un qualcosa che non c’è.

La descrizione delle nostre speranze

Tutti noi, generalmente, descriviamo le nostre speranze in termini di problemi assenti. Mi spiego. “Non sarò più depresso”, “Non urlerò più con i bambini”, “Non berrò più”. Sarebbe meglio.

Invece, andare a descrivere che cosa sostituirà nel futuro preferito il comportamento o l’emozione indesiderata, per approfondire sulle migliori speranze del paziente clicca qui.

Facciamo un esempio. Un ragazzo, che aveva grandi difficoltà a scuola, alla domanda del terapeuta rispose che non si sarebbe più messo a correre nei corridoi. A tale risposta si può ipotizzare che dunque, da quel momento in poi, invece di correre avrebbe camminato.

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Tutti noi, generalmente, descriviamo le nostre speranze in termini di problemi assenti

In realtà, alla successiva domanda del suo terapeuta, il ragazzo rispose che invece di correre avrebbe parlato con i suoi amici.

Sembra una risposta incongrua, invece la motivazione è che parlando con gli amici, il ragazzo avrebbe dovuto necessariamente camminare invece di correre lungo i corridoi.

In seguito disse che avrebbe anche smesso di urlare. Anche in questo caso si poteva supporre che il ragazzo avrebbe scelto di parlare invece di gridare, ma anche qui il ragionamento fu un altro.

Quando gli fu chiesto quale atteggiamento avrebbe sostituito quello negativo, ripose che avrebbe camminato. Motivazione? Avrebbe smesso di urlare perché avrebbe camminato verso i suoi amici invece di chiamarli urlando.

Le azioni concrete e osservabili

Abbiamo detto che le azioni devono essere concrete e osservabili per poter descrivere al meglio il futuro preferito. Molto spesso i pazienti lo descrivono prevalentemente sotto l’aspetto emotivo, ma perché la descrizione abbia un impatto terapeutico è necessario che le emozioni siano tradotte in azioni.

Un incipit molto comune, soprattutto nei pazienti che hanno bisogno di superare qualche dipendenza, è “Mi sentirei più sicuro…”

Tuttavia, questo è uno stato emotivo, per cui verrà chiesto al paziente di manifestare in modo concreto questo sentimento di fiducia.

Cases histories

Susanna era una ragazza che aveva tentato il suicidio arrivando a tagliarsi la coscia fino all’arteria. Alla richiesta di concretizzare questo sentimento di fiducia aveva risposto che avrebbe aperto le tende alle finestre e che avrebbe risposto alla sua vicina preoccupata quando avesse bussato alla porta.

Nina, invece, era stata un’eroina dipendente fino alla prima seduta. Anche lei alla domanda del terapeuta aveva risposto che sarebbe andata in biblioteca. Giacomo, aveva risposto che avrebbe notato il sapore della sua colazione.

Tutti e tre i pazienti, prima di iniziare la descrizione, avevano esordito dicendo “La prima cosa che noterei è che vorrei alzarmi”, oppure “Non vedo l’ora che sia giorno”.

Naturalmente queste descrizioni non sono così spontanee, ci si arriva dopo un lungo lavoro fatto di domande molto precise. Più è dettagliata la descrizione del futuro, più questo diventa realistico.

Identificazione del luogo e del tempo

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“Lei direbbe «Buongiorno mamma.» O qualcosa del genere.”

Per fare un racconto quanto più dettagliato possibile, non si può prescindere dalla sua contestualizzazione. Identificare il tempo e il luogo è estremamente utile.

Se a una madre viene chiesto di descrivere il primo segno che mostra un buon rapporto con la figlia, lei potrebbe rispondere. “Mi tratterebbe con più rispetto”.

A questo punto il terapeuta potrebbe rispondere: “A che ora potrebbe accadere questo?” e anche “Dove sareste, probabilmente, quando vi incontrerete per la prima volta?”

Tutti questi dettagli aiuteranno il terapeuta a trovare la domanda giusta per iniziare a descrivere una relazione buona e rispettosa.

Per esempio: “Allora, cosa puoi notare alle 8.15 quando lei entra nella cucina che ti dà la prima indicazione che la tua relazione con tua figlia sia come vorresti che fosse?”

E la paziente risponde: “Lei direbbe «Buongiorno mamma.» O qualcosa del genere.”

Nel prossimo articolo affronteremo la descrizione efficace di un futuro preferito ma secondo la prospettiva degli altri.

Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Esperto di Terapie Brevi,
Terapia a Seduta Singola
e Ipnosi

 

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