Trovare le migliori speranze del paziente

speranze del paziente

“Quali sono le tue migliori speranze riguardo a questo incontro?”

Entro i primi 5 minuti, nella maggior parte dei primi incontri con un nuovo paziente, il terapeuta che utilizza l’approccio della Terapia Breve centrata sulla Soluzione, chiederà al paziente: “Quali sono le tue migliori speranze riguardo a questo incontro?”

Questa semplice domanda evidenzia immediatamente alcune caratteristiche peculiari della Terapia Breve centrata sulla Soluzione, come quella che trovi qui.

Speranze del paziente, come le focalizza la Terapia Breve

Per prima cosa, la domanda invita il paziente a prendere in considerazione l’esito invece di fargli rielaborare il problema che l’ha portato a chiedere l’incontro.

Se domandiamo al paziente “Che cosa ti porta qui?”, è molto probabile che risponda descrivendo il suo problema.

Questa domanda, infatti, generalmente sortisce l’effetto di indirizzare il paziente verso il suo passato fallimentare e il suo presente problematico, poiché sembra invitare il paziente a parlare dei suoi problemi.

Impostare una domanda chiedendo quali siano “le migliori speranze” del paziente, invece, lo spinge a immaginare uno stato futuro al quale aspirare e dunque a compiere progressi.

Una metafora esplicativa: il tassista

Effettivamente, l’approccio focalizzato sulla soluzione può avvenire sia attraverso l’approccio che verso l’approccio. Per spiegare meglio riprendo una metafora che ben illustra questo concetto.

I professionisti della Terapia Breve centrata sulla Soluzione potrebbero essere paragonati ai tassisti.

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Il tassista chiede “Dove la porto?” e il cliente risponde: “lontano dall’aeroporto”.

Immagina che un cliente salga su un taxi. Il tassista chiede “Dove la porto?” e il cliente risponde: “lontano dall’aeroporto”. Non sta dando delle indicazioni precise e il viaggio potrebbe costargli molto caro e in termini di tempo e in termini di denaro.

Il tassista avrebbe preferito sentirsi rispondere “In città per favore”, quindi avrebbe risposto “dove esattamente in città?” e il cliente, a sua volta, avrebbe risposto “dietro l’angolo del Duomo, in via Duomo”, per esempio.

La domanda “quali sono le tue migliori speranze”, quindi induce il cliente, in modo gentile, a specificare quali siano i suoi criteri per un percorso terapeutico di successo.  “Cosa ti porterà a poter dire che venire qui ti è stato utile?”

Questa domanda ha anche l’effetto di focalizzare la prospettiva del paziente.

Gli obiettivi della Terapia Breve centrata sulla soluzione

Gli obiettivi della Terapia Breve centrata sulla Soluzione non si basano sulla percezione del terapeuta o in base a un processo di valutazione al fine di stabilire quali siano le domande da porre, bensì sulla risposta del paziente alla domanda delle “migliori speranze”.

I terapeuti, tradizionalmente, hanno fatto una distinzione tra il concetto di “volere” e “aver bisogno”. Il paziente dichiara ciò che vuole, ma è il terapeuta a determinare ciò di cui il paziente ha bisogno in base a un processo di valutazione.

Tale distinzione tende a costruire una gerarchia di conoscenze, dando per supposto che ciò che desidera il paziente sia in qualche modo superficiale, mentre la formulazione del terapeuta, che si basa sull’esperienza e sull’oggettività (come se questo fosse possibile), abbia una maggiore validità.

I terapeuti della Terapia Breve non fanno distinzioni tra “volere” e “aver bisogno”

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La domanda delle “migliori speranze” è una sfida per i pazienti

Questo modo di approcciarsi al paziente, inevitabilmente, tende a banalizzare la conoscenza del paziente stesso. I terapeuti centrati sulla Soluzione non fanno una distinzione tra “volere” e “aver bisogno”.

Ciò che desidera il paziente è –fatte alcune eccezioni che vedremo prossimamente- l’unica base legittima su cui impostare il lavoro. La domanda che pone il terapeuta non è collegata alla risposta e dove scommesse e speranze sono visti come un’imposizione, un atto impertinente o come entrambi i modi.

Una sfida per i pazienti

La domanda delle “migliori speranze” è una sfida per i pazienti. Molti sono giunti in terapia per parlare dei problemi che li disturbano, ma hanno dichiarato apertamente che avevano dato un peso minore a quello che era il risultato auspicato.

Alcuni presumono che in una seduta di terapia si debba parlare dei problemi, mentre altri che hanno già avuto esperienze di precedenti incontri terapeutici, affermano che non è mai stato chiesto loro cosa vogliono.

Intenzionalità e possibilità

Focalizzarsi fin dal principio sui criteri di successo del paziente conduce a un contesto di intenzionalità e possibilità per il lavoro da fare. Senza un’idea di quale debba essere il risultato finale, è impossibile immaginare una terapia breve.

Né il paziente né il terapeuta potrebbero rendersi conto del punto in cui sono arrivati con la terapia  quindi non accorgersi di essere già arrivati al loro obiettivo.

Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Esperto di Terapie Brevi,
Terapia a Seduta Singola
e Ipnosi

 

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Bibliografia

George, E., Iveson, C. and Ratner, H. (1999) Problem to Solution: Brief Therapy with Individuals and Families (revisied and expanden edition). London: Brief Therapy Press.

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