Il Centro di Terapia Familiare Breve: la seconda fase, la Miracle Question

«Supponiamo che una notte accada un miracolo e che i problemi che ti hanno portato qui siano risolti. Questo accade mentre dormi così non sai quello che è successo. L’indomani, come faresti a scoprire che è accaduto un miracolo, che cosa sarebbe cambiato da farti dire che c’è stato un miracolo?» (de Shazer 1994: 114)

La Miracle Question

Sono diverse le storie raccontate sull’origine della Miracle Question, ma quello che è certo è che la prima ad usarla fu Insoo Kim Berg nei primi anni ’80, tuttavia la sua importanza non fu apprezzata per diversi anni.

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I pazienti utilizzavano la loro immaginazione per descrivere la situazione

Si trova un riferimento casuale, in proposito, in un journal del 1986, ma due anni dopo, nel 1988, de Shazer, nel suo libro Clues, annuncia la Miracle Question come la pietra miliare dell’approccio centrato sulla soluzione.

In principio il team vedeva la Miracle Question come un ulteriore modo per aiutare i propri pazienti a definire i propri obiettivi della terapia, ma gradualmente si resero conto che le risposte ottenute con questa domanda erano molto più complete rispetto a quelle che ottenevano di solito.

I pazienti utilizzavano la loro immaginazione per descrivere la situazione così come richiedeva la domanda stessa (allo stesso modo in cui Erickson aveva visto essere possibile con la tecnica delle sfere di cristallo) e invece di dare risposte irrealistiche, pareva che fosse proprio la Miracle Question a renderli realistici, al punto che sembrava stessero davvero vivendo l’esperienza del miracolo dopo averne parlato.

«Regolarmente – non ogni volta che viene proposta la domanda, ma regolarmente – quanto più aumenti l’esperienza del terapeuta, i pazienti si comporteranno come se stessero vivendo un’esperienza reale nel giorno dopo il miracolo. I pazienti accompagneranno le loro descrizioni con movimenti del corpo, come se stessero facendo davvero quell’esperienza che stanno descrivendo.» (de Shazer et al., 2007: 40)

La procedura della Miracle Question

La procedura da seguire per la Miracle Question fu codificata per una prima sessione dopo che a un cliente fu chiesto cosa li avesse, lui e gli altri pazienti, portati li. Subito fu chiesto loro di supporre che un miracolo avesse risolto il problema o i problemi per i quali si trovavano in terapia.

Successivamente gli fu chiesto di pensare alla circostanza più recente che potessero ricordare in cui le cose erano esattamente o in parte come quelle del giorno successivo al miracolo (de Shazer, 2001).

Psicologo Terapia breve Roma

Inoltre fu chiesto loro di utilizzare una scala di valori per capire a che punto fosse il proprio progresso in relazione a quelli che erano gli obiettivi terapeutici.

Inoltre fu chiesto loro di utilizzare una scala di valori per capire a che punto fosse il proprio progresso in relazione a quelli che erano gli obiettivi terapeutici.

Successivamente, la scala è stata descritta come “La Scala dei miracoli”  (de Shazer et al., 2007: 61).

L’evoluzione dell’approccio terapeutico

In pochi anni vi era stata una grande evoluzione di questo approccio terapeutico. In un primo momento, infatti, il terapeuta raccoglieva le informazioni che venivano sottoposte al team d’osservazione.

Una volta acquisite le informazioni, si programmava un compito da far eseguire a casa al paziente, come accadeva al Mental Research Institute.

Il passo successivo invece, fu quello di ridurre i compiti a casa nell’invitare il paziente a notare semplicemente i segni che il miracolo era avvenuto, o perfino a fingere che il miracolo stesse accadendo!

Siamo al preludio di quella che poi verrà chiamata Terapia breve centrata sulla soluzione così come la consociamo oggi. Nei prossimi post inizieremo a vedere nel dettaglio questo tipo di approccio e come si relaziona il terapeuta con il paziente. 

Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Esperto di Terapie Brevi,
Terapia a Seduta Singola
e Ipnosi

 

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Bibliografia

de Shazer, S. (1994) Words were Originally Magic. New York: W. W. Norton.
de Shazer, S. (1988) Clues: Investigating Solutions in Brief Therapy. New York: W. W. Norton.
de Shazer, S., Dolan, Y., Korman, H., Trepper, T., McCollum, E. and Berg, I. K. (2007) More than Miracles: The State of the Art of Solution-Focused Brief Therapy. New York: Haworth.

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