Quando la classifica del paziente è irrealistica

Non sempre la classifica del paziente è corretta. Spieghiamo meglio. Cosa accade se un paziente, in una prima sessione, afferma di trovarsi al 10 gradino della scala? Solitamente, questo, indica che il paziente si trova al colloquio col terapeuta contro la sua volontà.

Se la classifica del paziente è lontana dalla realtà

classifica paziente

In questa circostanza, solitamente, il paziente spera che il referente “mi lascerà in pace”

Il paziente non pensa di avere un problema, ma qualcun altro sì, e di solito questo qualcun altro è qualcuno di importante per lui o che in qualche modo ha la facoltà di obbligare il paziente a partecipare alle sessioni di terapia.

In questa circostanza, solitamente, il paziente spera che il referente “mi lascerà in pace”. Ha comunque senso accettare e sentire il punto di vista del paziente su come pensa possa essere al gradino 10 e poi indagare su dove creda che l’altra persona (quella che in qualche modo lo ha costretto ad andare in terapia), solitamente il referente, lo collochi sulla scala.

A questo punto il terapeuta dovrebbe comprendere quale, secondo il paziente, possa essere il segno che indichi al referente che sta facendo progressi, e che dunque “potrà essere lasciato in pace”. Alle volte, per ragioni simili, il 10 può essere dato in una sessione di follow-up.

Vediamo alcuni esempi

Nel primo caso preso come esempio, un padre aveva ammesso di aver abusato fisicamente della figlia di 3 anni mentre sua moglie si trovava fuori dal paese in visita ai parenti. L’asilo nido aveva quindi allertato i servizi sociali dopo aver notato i lividi sul corpo della bambina.

I tre figli dell’uomo, quindi, erano stati dati in affidamento e quando la madre era tornata, il padre aveva accettato di vivere in un ostello affinché i figli potessero tornare a casa con la madre.

Gli incontri della famiglia col terapeuta erano stati programmati per poter determinare se il padre potesse tornare a casa, come lui e la moglie avevano chiesto, anche se erano emerse anche delle violenze domestiche.

In una sessione a cui avevano partecipato anche l’assistente sociale, l’assistente del centro familiare (che osservava gli incontri con i figli che erano stati concessi al padre), ed entrambi i genitori, era stato chiesto a tutti di dire dove collocassero la situazione di quel momento sulla scala.

10 stava quindi per bambini e madre abbastanza convinti del ricongiungimento, 0 come non sicuri come al momento in cui i bambini erano stati presi in custodia dai servizi sociali.

L’assistente sociale aveva quindi proposto un 5, l’assistente del centro familiare un 6, la madre 8 e il padre 10. Tutte le opinioni sono state prese in considerazione e a tutti è stato chiesto come sarebbe stato il gradino più avanti, quindi aggiungendo 1 livello sulla scala.

Nella sessione successiva l’assistente sociale aveva proposto un 6, l’assistente del centro familiare 7, per la madre era un 9 e per il padre un 20!

Dopo altre sedute al padre era stato concesso di pernottare e poi di trascorrere il fine settimana con la sua famiglia. Dopo alcuni mesi, alla fine gli era stato concesso di tornare a casa.

Un altro caso

In un altro caso una coppia di genitori aveva seri problemi di alcolismo, ma continuava a negare l’entità del problema. I loro figli erano dunque stati affidati a una casa famiglia. Era capitato, poi, che la madre avesse avuto un periodo piuttosto buio: si era allontanata da casa a causa di baldorie a base di alcol dove aveva quasi perso la vita.

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Un padre aveva ammesso di aver abusato fisicamente della figlia di 3 anni mentre sua moglie si trovava fuori dal paese in visita ai parenti

Al suo ritorno aveva finalmente ammesso di avere un problema e di avere quindi bisogno di un aiuto, nonostante il padre continuasse a minimizzare l’entità del proprio problema con l’alcol.

Nella seduta successiva, il terapeuta aveva notato che la coppia appariva più pulita, più luminosa. Quando gli era stata posta la domanda in scala, entrambi avevano detto di trovarsi al livello 10 e avevano quindi chiesto al terapeuta di impegnarsi affinché potessero restituire loro i figli.

Avevano detto che al pub bevevano solo succo d’arancia. Quando era stato chiesto loro cosa avrebbero detto i servizi sociali riguardo alla loro situazione attuale, indicandolo con un valore sulla scala, riluttanti avevano risposto 3.

Alla domanda su cosa pensavano che avrebbe detto l’assistente sociale riguardo a un possibile segno di miglioramento, quindi di un passo in avanti verso la restituzione dei figli, avevano risposto dicendo che sarebbero dovuti andare a tutti gli incontri e che avrebbero dovuto smettere di dire ai figli di rompere i vetri delle finestre della casa famiglia.

Un ultimo esempio

Scott Miller, che all’epoca lavorava al BFTC di Milwaukee (puoi approfondire qui), aveva condotto una sessione terapeutica presso un’unità per l’abuso di sostanze di Londra, nella quale il BRIEF aveva condotto sessioni di supervisione dal vivo.

Gli era stato chiesto di vedere una coppia di consumatori di eroina con i quali la squadra aveva avuto problemi. La coppia era d’accordo sul fatto che si trovavano al livello 4 sulla scala. Quando poi era stato chiesto loro cosa rappresentava il 5, avevano risposto “essere rialloggiati”.

Chi assisteva alla sessione aveva sospirato. Se questo era quello che gli serviva per raggiungere il 5, avrebbero dovuto aspettare molto. Miller non aveva esitato un attimo e aveva chiesto loro cosa sarebbe stato il 4,5. Questa domanda aveva portato la coppia a lavorare di più su quello che poteva ancora fare.

Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Esperto di Terapie Brevi,
Terapia a Seduta Singola
e Ipnosi

 

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