Presupposti della Terapia Breve Centrata sulla Soluzione

terapia breve

Il compito della terapia è trovare la soluzione più rapida al problema.

La Terapia Breve Centrata sulla Soluzione nata dal lavoro di de Shazer non ha basi teoriche che affondano negli studi classici di psicologia.

Come abbiamo visto in questo post e in quest’altroci sono però state diverse influenze filosofiche ed è sicuramente vero che i professionisti condividono un numero di ipotesi riguardo ai pazienti e alla terapia:

  1. Tutti i pazienti sono motivati verso qualcosa. I pazienti non sono privi di motivazione, è quindi compito del terapeuta scoprire per che cosa sono motivati.

  2. È l’obiettivo a determinare l’unico modo che il paziente ha per cercare di collaborare. L’idea di “resistenza” corrisponde all’impedire che abbia luogo la cooperazione tra paziente e operatore.

  3. Cercare di capire la causa dei problemi del paziente, così come discutere del problema, non è necessario e non è di aiuto.

  4. Il successo del lavoro dipende dal sapere cosa il paziente si aspetta dalla terapia. Una volta stabilito questo, il compito della terapia è trovare la soluzione più rapida al problema.

  5. Sebbene i modelli del problema appaiano come schemi fissi, ci sono sempre delle volte in cui il paziente sta facendo qualcosa per trovare la soluzione. L’approccio più economico alla terapia consiste nell’aiutare il cliente a fare maggiormente “quello che già funziona”.

  6. I problemi non rappresentano la patologia sottostante. Questi sono solamente cose di cui il paziente farebbe a meno. Nella maggior parte dei casi è il paziente che sarà il miglior giudice nello stabilire quando il problema sarà risolto.

  7. A volte è necessario solo il più piccolo cambiamento per poter innescare la soluzione al problema. Ad esempio, in termini di “chi partecipa alla terapia”, non è strettamente necessario vedere tutti coloro che sono coinvolti nel problema; addirittura, non sempre è necessario nemmeno vedere colui che ha il problema.

De Shazer riporta 3 regole, le quali, ha detto, «costituiscono la filosofia alla base della Terapia Breve» (de Shazer 1989: 93):

  1. Se non è rotto, non aggiustarlo.
  2. Una volta che sai cosa funziona, fai di più.
  3. Se non funziona, non farlo ancora.

Nell’ultimo libro che porta il nome di de Shazer, sono stati aggiunti “ulteriori principi” (de Shazer et al. 2007: 2-3):

  1. Piccoli passi possono portare a grandi cambiamenti.
  2. La soluzione non è necessariamente correlata al problema.
  3. Il linguaggio per lo sviluppo della soluzione è differente da quello per descrivere un problema.
  4. Nessun problema si verifica sempre; ci sono sempre delle eccezioni che possono essere utilizzate.
  5. Il futuro viene creato ed è negoziabile.

Nel prossimo post andremo ad analizzare in modo più approfondito come si sviluppa la relazione tra terapeuta e paziente e come la cooperazione sia alla base di questo approccio terapeutico. 

Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Esperto di Terapie Brevi,
Terapia a Seduta Singola
e Ipnosi

 

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Bibliografia

de Shazer, S. (1989) Resistance revisited. Contemporary Family Therapy;
de Shazer, S., Dolan, Y., Korman, H., Trepper, T., McCollum, E. and Berg, I. K. (2007) More than miracles: The State of the Art of Soution-Focused Brief Therapy. New York; Hawort.

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